Come aprire un campeggio

Volete lavorare soltanto quattro mesi l’anno, avete da parte un capitale sostanzioso e cercate un’attività all’aria aperta? Datevi al campeggio. Il business, nato più di 50 anni fa, ha ancora un futuro. E il diffondersi di un turismo dinamico che predilige benessere e natura apre interessanti opportunità per i camping del terzo millennio.
Un camping collocato in una zona con scarse attrattive deve avere al suo interno piscine, supermarket, bar e ristoranti, palestra, discoteca, edicola. Nei posti ad alta vocazione turistica, invece, si può offrire soltanto alloggio e operare con i servizi commerciali e ricreativi esterni convenzionati. I vantaggi non sono da poco: si abbattono gli investimenti d’avvio e i costi, riducendo il rischio d’impresa di un’attività comunque condizionata dal clima e in cui si lavora solo tre-quattro mesi l’anno.
Per iniziare? Non mancano buone occasioni sui campeggi in vendita. Quando si rileva un’attività, non si rischiano grossi salti nel buio anche perché la clientela è fedele. Per chi invece preferisce partire da zero, sono numerose le formule imprenditoriali. Su tutto, però, grava il fantasma della burocrazia. Al di là delle belle idee, infatti, per aprire un camping bisogna che i piani regolatori comunali prevedano la possibilità di nuovi insediamenti…. In molti casi non è possibile, ma sono anche parecchie le amministrazioni locali sensibili a questi nuovi modi di fare vacanza.
Una volta entrati in possesso di licenze e concessioni, quali sono i passi da fare? Prima di tutto bisogna organizzare le infrastrutture: accesso e viabilità interna, illuminazione, allacci a corrente e acqua, scarichi… Poi, si passa alle strutture: servizi igienici, reception, piscina, uffici amministrativi, officine manutenzione e, ovviamente, le piazzole per tende, roulotte e/o autocaravan (in media, un centinaio per ettaro). Bar, minimarket e le altre attività commerciali e/o ricreative interne al campeggio in genere vengono date in gestione, a meno di rare eccezioni in cui sono condotte direttamente.
Indispensabile la campagna promozionale di lancio. Oggi il 70% dei campeggiatori prenota via Internet per cui è d’obbligo farsi un proprio sito da iscrivere nei principali portali della categoria. Utile anche partecipare alle più importanti fiere del settore, così come fare inserzioni su riviste specializzate e guide turistiche (Touring Club, De Agostini…), anche straniere (Adac, Automobile club tedesco) dato che il 40% di chi fa campeggio viene da oltre confine.
E gli investimenti? Nel complesso, per aprire un camping, bisogna mettere in conto una spesa di almeno 500 mila euro per ogni ettaro su cui si sviluppa l’attività. Un impegno importante dunque, anche se c’è certamente la possibilità di ottenere finanziamenti agevolati o a fondo perduto. E i guadagni? A livello nazionale, un camping fattura in media un milione di euro l’anno. Tuttavia, quelli che ospitano migliaia di persone hanno incassi ben maggiori.
Nella gestione di un camping, gravano costi decisamente pesanti, soprattutto il personale dipendente, considerato che anche nelle strutture più piccole servono non meno di 15-20 addetti tra reception, pulizie, animatori, manutenzione e attività commerciali. A ciò vanno aggiunti i consumi di corrente, acqua e telefono, l’affitto se il terreno non è di proprietà, le manutenzioni, la pubblicità. Alla fine dei conti, la resa dei camping migliori si aggira intorno al 10% del fatturato.
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Dalla scelta del nome, fattore importante per l’inserimento sui siti turistici, i colori da scegliere per la targa, come costruire un sito internet che vende, dalla progettazione d'arredo fino al momento dell’inaugurazione ci sono tante cose a cui pensare per il successo di un nuovo campeggio e non dobbiamo lasciare niente al caso.
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